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Impiego di tecnologie innovative per l’ottenimento di produzioni di qualita per la cv. hayward. 

Mercoledì, 28 Dicembre 2016 11:18

Miglioramento del kiwi

La determinazione della qualità dei frutti della cv Hayward (Actinidia deliciosa A. Chev. C.F. Liang et A.R. Ferguson), comunemente conosciuto come “kiwi”, e lo stadio di maturazione raggiunto alla raccolta sono estremamente importanti in quanto influenzano sia il decorso post-raccolta dei frutti e la loro conservazione frigorifera, che il raggiungimento delle caratteristiche di colore, sapore ed aroma che ne determinano l’accettabilità da parte dei consumatori (Costa et al. 2011). 
Ne consegue che lo stadio di maturazione deve essere determinato con grande precisione attraverso protocolli rigorosi, tecniche e strumentazioni adeguate allo scopo. 

La normativa che attualmente definisce la qualità per la commercializzazione dei frutti di actinidia cv Hayward, è regolata a livello europeo. Anche se recentemente alcuni nuovi indici sono stati considerati, quali ad esempio il contenuto in sostanza secca, il criterio convenzionalmente utilizzato per la determinazione del giusto stadio di maturazione dei frutti di Actinidia deliciosa è l’indice rifrattometrico (espresso in °Brix).
Le modifiche nel contenuto in solidi solubili dei frutti sono determinabili con comuni rifrattometri, semplici strumentazioni che vengono normalmente impiegate, in campo ed in laboratorio, per monitorare l’andamento dei solidi solubili ed il raggiungimento dei livelli richiesti. Purtroppo però la misura dell’indice rifrattometrico ha alcuni limiti, fra i quali la necessità di distruggere il campione di frutti esaminato, la cui numerosità è generalmente inadeguata a descrivere in modo appropriato l’eterogeneità di maturazione dei frutti della partita considerata

Il consorzio “Kiwifruit of Italy”, conscio delle problematiche agronomiche e di conservazione che possono compromettere la qualità dei frutti della cv Hayward, ha deciso di seguire un rigoroso programma, dettato da disciplinari di coltivazione e di raccolta, che consenta di migliorare ed uniformare la qualità dei frutti, al fine di gestire in modo ottimale le fasi di pre e di post-raccolta ed affermarsi con un prodotto di alta qualità sia sul mercato nazionale, che sui mercati esteri.
Sono infatti note al Consorzio le problematiche che si determinano già a partire dal campo, capaci di condizionare la qualità dei frutti alla raccolta ed in post-harvest. 
Tali aspetti comprendono ad esempio la giusta carica di gemme lasciata con la potatura invernale, il rispetto dello svolgimento dell’impollinazione incrociata, le tecniche di nutrizione rivolte a mantenere un equilibrio vegeto-produttivo, ecc. 
Ampie competenze in tali ambiti fanno già parte del bagaglio di conoscenze tecniche delle imprese associate al Consorzio Kiwifruit of Italy, ma vengono esplicitate e rafforzate con la redazione di specifici disciplinari di produzione e rigorosi controlli qualità. 

Il Consorzio è inoltre a conoscenza delle conseguenze negative che le “raccolte anticipate” dei frutti hanno portato in anni recenti in termini sia di scadimento della qualità del prodotto – con conseguente perdita d’immagine del kiwi “Hayward” agli occhi del consumatore- che di difficoltà legate alla successiva frigoconservazione di tali frutti. Infatti è noto come i frutti di kiwi non presentino, ad un esame esteriore, viraggio del colore della buccia o intenerimento della polpa che ne rendano palese lo stadio di maturazione raggiunto alla raccolta, guidando gli operatori nella definizione del momento di raccolta più opportuno. 
In considerazione dei limiti delle metodiche attualmente proposte, il programma del Consorzio “Kiwifruti of Italy” pone particolare attenzione alla determinazione del momento ottimale di raccolta, che verrà individuato tenendo in considerazione anche le gestione agronomica, l’areale di coltivazione, e le condizioni climatiche dell’annata. 
Il Consorzio propone inoltre un nuovo protocollo di analisi dei frutti di Actinidia deliciosa, in grado di definire in tempo reale lo stadio di maturazione dei frutti e di fornire indicazioni sulla giusta epoca di raccolta e sulla variabilità delle caratteristiche della partita considerata. 

“Kiwifruit of Italy” ha quindi affidato al dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna la definizione di un protocollo di campionamento per la creazione di un database in grado di raccogliere tutte le informazioni relative al prodotto hayward. L’elaborazione di tali informazioni porterà poi allo sviluppo di un software che verrà utilizzato dalle aziende afferenti al Consorzio stesso, al fine di ottimizzare la gestione delle informaioni e del prodotto, ottenendo frutti omogenei e di alta qualità che possano soddisfare le esigenze dei consumatori nei mercati nazionali e soprattutto internazionali. 

Tale progetto si basa sull’impiego di strumentazioni di recente introduzione, che non richiedono la distruzione del campione di frutti considerato, consentendo così di ampliare notevolmente la numerosità del campione e di migliorare la bontà delle determinazioni necessarie alla definizione della qualità dei frutti. 
Tra le tecniche non distruttive attualmente disponibili, adottata da una decina di anni a questa parte, la spettroscopia nel visibile/vicino infrarosso (vis/NIR) è particolarmente promettente e di certo quella più sperimentata (Nicolaï et al., 1994; Costa et al.2003). 
Il protocollo di campionamento in campo, alla base del progetto Kiwifruti of Italy, prevederà quindi il monitoraggio combinato dell’accrescimento dei frutti, ottenuto con calibri automatici capaci di trasmettere i dati direttamente su un supporto informatico, e della loro maturazione mediante la strumentazione vis/ NIR semplificata Kiwi-meter, che descrive la maturazione attraverso l’indice IAd.
Le prove sono iniziate nel corrente anno e proseguiranno per altri 2 anni a venire e prevedono lavori in collaborazione fra il gruppo di ricerca del prof. Guglielmo Costa del dipsa dell’Università di Bologna e del Comitato Tecnico del Consorzio Kiwifruit of Italy. 

A Cura Di Massimo Noferini, Elisa Bonora, Guglielmo Costa 
Dipartimento di Scienze agrarie, Scuola di agraria e medicina veterinaria, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna